
SEGNI SUL VOLTO
nuovi spazi di confronto e progetto
Tra ottobre e novembre 2021 si svolgerà il seminario/workshop Segni sul volto, ideato da Carla Riccoboni e organizzato da Le Arti Orafe, prima scuola di gioiello contemporaneo in Italia, fondata nel 1985 da Giò Carbone. Riccoboni, storica designer italiana auto-produttrice di gioielli, ci racconta le motivazioni e le finalità di questa iniziativa, che apre un confronto collettivo sulle questioni che la pandemia Covid 19 ha messo in evidenza, sul piano relazionale, comportamentale, identitario, prendendo in considerazione il tema della decorazione del volto.
Questo progetto è nato da due esigenze, una molto personale, legata alla mia età.
Da tempo pensavo come trasmettere l’esperienza professionale che ho accumulato in tanti anni di lavoro. Trasmetterla, nel senso di metterla a disposizione delle generazioni più giovani, perché gli enormi cambiamenti determinati dallo sviluppo delle tecnologie negli ultimi decenni hanno aperto opportunità infinite, ma anche sradicato ogni certezza, ogni limite e questo vaso di Pandora aperto pone drammatici interrogativi sul futuro.
E dunque intendo questo confronto innanzitutto come opportunità di ascoltare e capire ciò che a volte la mia mente fatica ad accettare, per contribuire se possibile, alla costruzione di un futuro più umano e consapevole.
La seconda esigenza invece, nasce dall’esperienza della pandemia Covid 19, un evento epocale che stiamo ancora vivendo a livello planetario e di cui ancora non sono chiare le conseguenze sul piano culturale e sociale, meno ancora nell’ambito della mia professione.
Come sta cambiando la relazione tra le persone e l’ornamento?
Sono cambiati molti gesti e comportamenti quotidiani. È cambiato Il modo di incontrarsi, di salutarsi, vedersi, partecipare agli eventi. Si è sviluppato il concetto di distanza: da fisica a sociale e virtuale, accompagnata dal rituale di disinfettarsi le mani o cliccare uno schermo.
Abbiamo condiviso la paura del contagio, con l’isolamento e le mascherine: un oggetto/segno utilizzato contemporaneamente da un enorme numero di persone, che inevitabilmente è diventato simbolo delle nostre personali fragilità e delle fragilità del mondo.
Da qui l’idea di prendere in considerazione il volto, una parte del corpo nei secoli oggetto di molte esplorazioni, interpretazioni, interventi: spesso decorato con pitture, tatuaggi e ornamenti; talvolta nascosto sotto maschere rituali, caschi, elmi di ferro, veli di stoffa; talvolta stilizzato, deformato, o deturpato fino agli eccessi. Perché?
Il viso è la parte anatomica più significativa, più straordinaria del corpo: il primo strumento di comunicazione della nostra identità, delle nostre emozioni e sentimenti, il primo inalienabile luogo della nostra esistenza, la casa prima della nostra anima.
Progettare dei segni /oggetti per il volto significa dunque indagare, qualcosa di complesso, profondo e misterioso, ritornare alle origini, riscoprire i bisogni più autentici della nostra storia per ritrovare senso e responsabilità al nostro fare, oggi.
Potrà un oggetto, una forma, aiutarci in questo senso?
Le risposte, ovviamente, non sono scontate e per questo motivo il progetto è strutturato in una prima fase di documentazione e analisi, con l’intervento di relatori qualificati nel campo dell’arte e dell’antropologia e con un dibattito allargato, aperto, libero.
La seconda fase invece, riservata ad una decina di iscritti selezionati, sarà un confronto progettuale collettivo tra diverse competenze, tra diverse generazioni per arrivare a concretizzare delle proposte e ridefinire, se necessario, anche l’obiettivo finale. Un metodo di lavoro sperimentale che vorrei definire artigianale/artistico, basato sull’osservazione, sull’intuito, sulla creatività, per valorizzare in tempo reale gli apporti e gli stimoli che arriveranno via via dai protagonisti del gruppo di progetto.
L’ambito “ambiguo” del gioiello contemporaneo che spazia tra arte, design, moda e costume consente libertà metodologiche per intrecciare saperi e competenze e concede soluzioni inedite.
Giugno 2021